Colori come stati d’animo. A volte più incisivi, gettati e quasi “strappati” dalla tela, a volte sfumati e delicati come una dolce sensazione. Monica Curzi tira fuori la parte più intima di se stessa per comunicarla al mondo e per far sì che “il mondo” ritrovi qualcosa di sé nelle stesse pennellate.
In queste opere la quotidianità dell’artista si mescola ormai inscindibilmente con la sua arte diventando un tutt’uno.
Il fatto di formarsi alla professione di counselor, occupandosi quindi di ascoltare e capire i problemi dei suoi interlocutori, favorisce notevolmente questa compenetrazione tra “vita reale” e “vita artistica” così come questa sua attitudine ad interpretare i sentimenti racchiusi nell’animo umano.
I suoi quadri ne sono uno splendido riflesso.
In ogni opera c’è un momento vissuto, attraversato ed elaborato dall’artista. Talvolta si tratta di avvenimenti accaduti a terzi che hanno toccato particolarmente la sua sensibilità, altre invece si tratta di stati d’animo del tutto personali ,caratteristici di un determinato periodo di vita.
Monica Curzi concepisce l’arte come un fatto tutto personale e soggettivo che raramente esplode ed avverte la necessità di uscire alla luce per gridare la sua presenza. Ci possiamo imbattere in un inno alla vita e all’energia vitale nel vero senso della parola, come in “Life”, così come ad una liberazione da qualcosa di ingombrante, un peso, fino ad incontrare un fantomatico ed impalpabile angelo custode di cui si scorgono appena le grandi ali.
Ma è osservando con attenzione “Intimacy” che si viene travolti dal silenzio e l’artista ci conduce inconsciamente verso un momento di raccoglimento e di intimità. Il blu, infatti, viene qui utilizzato per indicare una profonda introspezione che si distacca fortemente da un bianco chiassoso e confusionario, quale il mondo che ci circonda.
A decretare la forte impronta femminile, che caratterizza la maggior parte della produzione dell’artista, “Hidden memories”, opera espressamente pensata per essere colta dalle donne. Il complesso mondo interiore di queste ultime è ricco di lacerazioni e “strappi”, ovvero momenti in cui la sofferenza non può fare a meno di uscire, che si stagliano violentemente su una tela totalmente rosa. Il dolore, talmente profondo da risultare insostenibile, viene celato dietro una apparente normalità, per non parlare di superficialità. In questo dipinto, che sembra quasi un grembo materno, si annidano inquietudini che restano ben nascoste agli occhi dei più.
Ma Monica Curzi oltre all’aspetto interiore e più profondo delle cose non trascura i fatti che accadono ogni giorno nel mondo.
Nella tela “Papaveri nel cuore”, infatti, trapela tutta la sua preoccupazione e partecipazione al dolore causato dalle stragi degli ultimi tempi, distruzioni e perdite dovute a fenomeni naturali, ma soprattutto c’è un riferimento esplicito al Giappone ed al recente Tzunami. La paura di non sapere come gestire il dolore e la morte è resa con forti tratti neri, addolciti soltanto dal rosso dei papaveri che si fanno largo in mezzo alle macerie.
Siamo davanti ad un’artista completa, giovane ma artisticamente già matura che sa analizzare ciò che c’è all’interno ma sa anche contestualizzare ciò che c’è all’esterno di se stessa, mettendo in relazione e facendo compenetrare questi due elementi con naturalezza ed istinto. Il viaggio attraverso le sue opere è prezioso per gli spunti di riflessione personale che fornisce all’osservatore, che si trova, così, “obbligato” a leggere dentro se stesso per qualche breve istante, lasciando da parte il caos da cui è circondato.
Profilo dell'artista: premioceleste.it/monicacurzi