Presentate al 51º Salone Nautico Internazionale di Genova le ricerche “Nautica in Cifre” e “Navi e imbarcazioni: i principali distretti industriali italiani”.
Si tratta di un’analisi puntuale dell’andamento del settore fotografato dall’Ufficio Studi UCINA, in collaborazione con il Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Genova, e da Banca Monte dei Paschi di Siena.
Gli studi presentati sono stati effettuati con focus differenti: la nautica da diporto nella ricerca UCINA e il segmento navi e le imbarcazioni per BMPS. Più in particolare “La Nautica in Cifre, analisi del mercato per l’anno 2010”, ha evidenziato i principali risultati conseguiti dal comparto nautico, tra i quali il livello di fatturato e le quote di produzione (export e mercato domestico) e di occupazione, mentre il rapporto elaborato dall’Area Research di BMps ha inquadrato invece in maniera specifica 5 distretti, analizzandone il contributo sull’export e sulla produzione globale, nonché i principali indicatori di performance.
Da entrambe le ricerche si evince come l’export rappresenti la forza trainante degli ambiti analizzati rispetto ad un mercato domestico che soffre di una notevole carenza di domanda.
Più in particolare, secondo i dati de “La Nautica in cifre”, l’export ha rappresentato nel 2010 il 67% della produzione globale, per un valore di 1,61 miliardi in termini di produzione nazionale rispetto agli 1,16 miliardi destinati al mercato italiano. Nella ricerca BMPS, per i 5 distretti analizzati (Fano, Viareggio, Venezia, La Spezia e il polo Trieste/Gorizia) si registrano cifre analoghe in virtù di una propensione all’export che, nel periodo di osservazione (2005 – 2010), è andata progressivamente crescendo.
Prima della presentazione dei dati, il Presidente di UCINA Anton Francesco Albertoni ha analizzato l’excursus del comparto nautico negli ultimi dieci anni, sottolineando come la forte crescita avvenuta tra il 2003 e il 2008 abbia creato disequilibri sia finanziari che di bilancio. “La crisi, tuttavia, ha insegnato molto alle imprese del settore – ha dichiarato Albertoni – e queste hanno saputo reagire continuando a destinare risorse alla crescita, tanto che le prime analisi relative al 2011 indicano che la discesa si è fermata e che il percorso avviato è quello giusto”.
Secondo quanto analizzato dallo studio di UCINA, la produzione destinata alle vendite in Italia ha subito una significativa contrazione, passando dai 2,65 miliardi del 2008 – anno in cui essa superava quella rivolta ai mercati esteri che registravano un peso di 2,33 miliardi – agli 1,16 miliardi del 2010. Lo studio condotto dall’Associazione rileva, dunque, una sostanziale inversione delle quote di mercato tra Italia ed estero e testimonia che le aziende italiane hanno intrapreso la strada dell’internazionalizzazione. Tale tendenza è ancor più accentuata se si prende ad analisi il solo settore della cantieristica, dove la produzione nazionale rivolta all’estero nel 2010 è stata di 1,26 miliardi rispetto a 0,62 miliardi relativi all’Italia.
In controtendenza il segmento relativo ai superyacht, che evidenzia una tenuta del mercato interno, cresciuto di 1,3 punti percentuali rispetto al 2009, e che vede un bilancio in crescita a testimonianza dell’eccellenza del Made In Italy in questo sotto-comparto.
Inoltre, va segnalato un segno positivo per i settori degli accessori e dei motori che, avendo già scontato nel 2009 una forte riduzione di fatturato, hanno contenuto la discesa attorno al 5% contro il -20,9 % dell’intero comparto. Secondo quanto evidenziato dall’Ufficio Studi di UCINA, si tratta di un importante indicatore della ripresa della cantieristica, se si considera che i comparti degli accessori e dei motori sono in grado di anticiparne i trend.
In termini globali, nel 2010 la nautica da diporto ha registrato un fatturato complessivo di 3,36 miliardi di euro, ripartito nei segmenti della cantieristica (circa 2 miliardi), del refitting (0,17 miliardi), degli accessori (0,88 miliardi) e dei motori (0,30 miliardi).
La riduzione del numero di addetti diretti rispetto al 2009 è stata dell’11%, anche grazie al ricorso allo strumento della Cassa Integrazione che ha consentito alle aziende di non disperdere la manodopera specializzata, caratteristica essenziale dell’eccellenza della nautica italiana nel mondo, che continua a collocarsi al 5° posto dell’export nella classifica dei settori trainanti del Made in Italy.
Diverso e per molti versi complementare è stato il contributo di Banca Monte dei Paschi di Siena, che ha presentato un’analisi sui principali distretti industriali italiani attivi nel settore delle “Navi e Imbarcazioni”, comprensivo sia della nautica da diporto, sia delle costruzioni di navi e strutture galleggianti.
Giuseppe Alfano, dell’Area Research di Banca del Monte dei Paschi di Siena, nell’aprire il suo intervento ha dichiarato: “L’analisi della struttura dei conti aziendali delle società di capitale dei distretti esaminati evidenzia fondamentali di bilancio mediamente più favorevoli rispetto al comparto di riferimento, anche se nel confronto emergono tensioni relativamente maggiori in termini di condizioni di liquidità e di livelli di indebitamento finanziario. Inoltre, in base dati da noi elaborati, la nostra ricerca evidenzia come l’andamento del credito alle imprese manifatturiere nelle provincie di riferimento dei distretti mostri segnali di recupero.”
Secondo lo studio, i cinque distretti esaminati (Fano, La Spezia, Viareggio, Venezia e il polo Trieste/Gorizia) rappresentano nel loro complesso circa la metà della produzione dell’industria nazionale ma oltre i due terzi delle sue esportazioni, in virtù di una più accentuata propensione all’export.
Confrontando il contributo relativo di ciascun distretto al dato aggregato (somma dei cinque distretti), il polo regionale del Friuli detiene, nel 2010, le quote maggioritarie in termini sia di produzione (48%), sia di export (58%), grazie all’apporto determinante del sito di Monfalcone di Fincantieri. Incidenze rilevanti si registrano anche per i distretti di Viareggio (25% e 24%) e La Spezia (19% e 16%), mentre il peso relativo di Fano e Venezia è nettamente più contenuto.
Lo studio evidenzia inoltre come la redditività delle imprese dei distretti analizzati sia mediamente superiore a quella del comparto di riferimento, grazie soprattutto a un maggiore ritorno sulle vendite e a un asset turnover più efficiente.
Tranne nel caso di Viareggio, il leverage è sistematicamente più alto, principalmente per effetto del maggiore peso dell’indebitamento finanziario, piuttosto che per il livello di patrimonializzazione (in tre distretti su cinque superiore a quello dell’industria nazionale).
La capacità delle aziende distrettuali di fronteggiare lo stock del debito in termini economici è superiore al corrispondente dato nazionale, mentre in termini patrimoniali è invece più basso, con l’eccezione del polo regionale del Friuli.
Le condizioni di liquidità appaiono più problematiche rispetto all’industria nazionale di riferimento, con un ciclo del circolante in marcata tensione, salvo nei casi di Venezia e La Spezia.
La ricerca di BMps rileva infine segnali meno confortanti dal punto di vista della qualità del credito alle imprese nelle provincie di riferimento dei distretti considerati. Nell’arco degli ultimi 4 trimestri (marzo 2010 – marzo 2011), il tasso di decadimento annualizzato è calato soltanto in provincia di Pesaro Urbino, mentre in tutti gli altri casi è salito, con una punta massima registrato nel polo di La Spezia. Sempre a marzo 2011, si collocano al di sotto della media nazionale solo le due provincie di Trieste/Gorizia e Venezia.
fonte: ufficio stampa Ucina/fiera di Genova